La caccia ai globicefali alle Isole Faroe

90° EST organizza viaggi e attività alle Isole Faroe.
L'arcipelago è da anni al centro di polemiche e varie forme di protesta a causa della caccia ad una specie di cetacei, il globicefalo.
Numerosi viaggiatori ci segnalano il loro disagio di fronte a questa pratica e la loro ostilità verso la popolazione delle Isole Faroe.
I Faroesi sono davvero barbari assassini, insensibili verso l'ambiente e irrispettosi della vita?
Conosciamo bene i Faroesi e la nostra risposta è no. Quando abbiamo iniziato a frequentare le Isole Faroe, qualche anno fa, eravamo animati dallo stesso pregiudizio, poi, come spesso accade, la conoscenza e il dialogo ci hanno posti di fronte a domande nuove e nuove consapevolezze.
Quando i primi coloni hanno raggiunto le Isole, probabilmente intorno a V secolo dopo Cristo, hanno trovato un territorio di straordinaria bellezza in cui, però, le uniche forme di sostentamento arrivavano dal mare. Troppo ostile il clima per poter contare stabilmente su prodotti dell'agricoltura, troppo esiguo lo spazio per allevare bestiame a sufficienza per tutti. Il mare, sebbene pericoloso, rappresentava l'unica fonte certa di cibo. Così i Faroesi hanno iniziato a cacciare i globicefali, esattamente come nel resto d'Europa si cacciavano altre specie animali terrestri. Pesce e globicefali, per secoli, hanno rappresentato quindi un'importante e indispensabile fonte di cibo, quella che ha permesso a questo popolo di sopravvivere sulle Isole, di mantenere la propria, interessantissima cultura, la propria lingua e le proprie tradizioni. Se oggi esiste un popolo autonomo, interessante, con una cultura propria, se esiste un arcipelago unico per tradizioni, architettura, stile di vita, se questo popolo ha custodito il proprio territorio con tanto rispetto, se questo territorio meraviglioso è disponibile e intatto per gli occhi dei viaggiatori stranieri è anche perché, grazie ai globicefali, questo popolo ha potuto sopravvivere e difendere la propria autonomia. In altre parole le Isole Faroe, intese come territorio incontaminato e come cultura esistono perché, anche grazie ai globicefali, quel popolo è riuscito a sopravvivere e a perpetrare per secoli la sua identità culturale e il suo rispetto per quel territorio.
Domanda: oggi la caccia ai globicefali non è più necessaria, perché proseguire con questa pratica?
La risposta di un faroese: quella caccia fa parte della nostra cultura, i globicefali non sono a rischio estinzione.
Domanda: la caccia ai globicefali è un atto cruento su esseri sensibili, che senso ha?
La risposta di un faroese: il globicefali sono creature sensibili che trascorrono la loro vita liberi nell'oceano. Un numero irrilevante rispetto alla popolazione mondiale di globicefali viene ucciso alle Isole Faroe esattamente come accadrebbe in presenza di un predatore naturale. I bovini, i suini, i polli che voi accettate di mangiare sono allevati senza alcun rispetto per la vita e per il dolore, sono concepiti esclusivamente per il consumo umano, soffrono in ogni fase della loro esistenza e vengono uccisi senza alcun riguardo e senza che abbiano mai visto il cielo o l'erba. Perché si invoca il rispetto e si scomoda l'etica per i globicefali ma si accetta senza domande il massacro silenzioso di milioni di bovini e suini negli allevamenti intensivi?
Queste domande ci hanno posto di fronte a numerose considerazioni. Perché proviamo sdegno e dolore di fronte all'uccisione di un globicefalo ma consumiamo senza alcun imbarazzo una bistecca di manzo? Quel manzo ha vissuto una vita migliore rispetto a quella di un globicefalo ucciso alle Isole Faroe? La risposta è no. Quel manzo ha sofferto meno di un globicefalo ucciso alle Isole Faroe? La risposta è no. Scegliendo di consumare carne di manzo allevato ho compiuto un gesto più rispettoso nei confronti della vita o dell'ambiente rispetto a quello di un faroese che consuma carne di globicefalo? La risposta è ancora, e indiscutibilmente, no.
Oggi una sola organizzazione "ambientalista", Sea Shepherd" prosegue la sua campagna mediatica contro la caccia ai globicefali alle Isole Faroe. Tutte le altre, a partire da Greenpeace, hanno cessato le loro attività in quell'arcipelago. Greenpeace ha insegnato ai faroesi un modo per uccidere i globicefali riducendo la loro sofferenza. E' per questo che ai globicefali viene praticato un taglio sulla parte superiore del dorso. Se vuoi approfondire l'argomento ti segnaliamo qualche articolo che riteniamo corretto sulla base della nostra esperienza. Naturalmente la rete offre di tutto.
Per concludere, siamo favorevoli alla caccia ai globicefali alle Isole Faroe? La risposta è no, ma accettiamo che un popolo con cultura e storia diversa dalla nostra possa avere un punto di vista diverso dal nostro. L'imbarazzo di fronte alla caccia ai globicefali impone domande sul nostro stile di vita e sul rapporto fra le nostre scelte (per esempio alimentari) e il sistema di informazione. I faroesi definiscono "imperialista" l'atteggiamento di chi si scaglia contro la caccia ai globicefali senza conoscere nulla della storia, dell'ambiente e della cultura delle Isole Faroe e senza mettere minimamente in discussione il proprio atteggiamento verso le scelte di consumo. C'è del vero anche in questo.
Un ultimo dettaglio per chi vuole riflettere su questo argomento: i faroesi hanno potuto iniziare ad acquistare verdura e altri alimenti non prodotti, cacciati o pescati in loco, a partire dal 1994. Fino ad allora tutto ciò che era commestibile alle Isole Faroe era locale.

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