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Quante ore di luce ci sono in Islanda?


Classico dubbio, o curiosità, di chi progetta un viaggio in Islanda. Quante ore di luce, o di oscurità, ci sono in un giorno?
Può sembrare una questione di poco conto, ma non lo è. Qualche esempio.
Normalmente si pensa che l'inverno sia la stagione dell'aurora boreale, in Islanda. E' vero ma se conosci esattamente la distribuzione fra ore di luce e ore di oscurità puoi scegliere un periodo che offra le migliori opportunità notturne per l'aurora e anche tantissima luce diurna per vedere tutto il resto. L'aurora si forma tipicamente fra le 21 e le 3 del mattino, più o meno. E' quindi del tutto inutile scegliere un periodo in cui sia buio alle 4 di pomeriggio perché tanto prima delle 21 l'aurora non sarà visibile. Meglio allora scegliere un periodo in cui sia buio a partire dalle 21, in modo da godersi le ore di luce vedendo altre meraviglie. Con questo criterio è facile scoprire che non serve nemmeno attendere l'inverno per avere buone possibilità di vedere l'aurora. Le condizioni sono già favorevoli nella seconda metà di agosto.
Il periodo in cui, invece, si può beneficiare di infinite ore di luce in Islanda va da metà aprile ai primi di agosto. In questo periodo, sebbene il sole cali al di sotto dell'orizzonte, non diventa mai completamente buio. È una condizione molto suggestiva che offre grandi opportunità ma che pregiudica completamente la possibilità di vedere l'aurora boreale.
Ecco una tabella riassuntiva che riporta gli orari dell'alba e del tramonto per ogni primo e quindicesimo giorno di ogni mese e per i giorni di partenza dei viaggi in Islanda di 90° EST.
Ma a parte la luce, quali sono le altre differenze "ambientali" fra un periodo e l'altro? Te lo raccontiamo qui.
Se invece cerchi informazioni sull'aurora boreale qui trovi tutti i nostri articoli su questo argomento.

Data Alba Tramonto Viaggi di 90° EST
1 gennaio 11.19 15.43
15 gennaio 10.54 16.20
1 febbraio 10.08 17.15
3 febbraio 10.03 17.20"Speciale Aurora Boreale"
10 febbraio 09.41 17.43"Speciale Aurora Boreale"
24 febbraio 08.54 18.28 "Speciale Aurora Boreale"
8 marzo 08.09 19.08 "Speciale Aurora Boreale"
14 marzo 07.50 19.25
1 aprile 06.46 20.18
15 aprile 05.56 21.01
1 maggio 05.00 21.51
15 maggio 04.13 22.37
1 giugno 03.23 23.30
15 giugno 02.57 23.59
1 luglio 03.05 23.56
6 luglio 03.17 23.45
15 luglio 03.40 23.24
1 agosto 04.34 22.31
3 agosto 04.42 22.22
10 agosto 05.04 21.59 "Piena estate in Islanda"
15 agosto 05.18 21.43
17 agosto 05.26 21.34 "Torna l'Aurora Boreale"
1 settembre 06.09 20.43
15 settembre 06.50 19.53
1 ottobre 07.36 18.56
15 ottobre 08.17 18.08
1 novembre 09.10 17.10
15 novembre 09.56 16.27
1 dicembre 10.45 15.47
15 dicembre 11.16 15.29

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Le strategie di 90° EST nelle varie stagioni per un viaggio in Islanda.

Fotografare la galassia M31 "Andromeda" dalla città

La galassia M31 Andromeda

Abbiamo la fortuna di organizzare viaggi in luoghi che offrono cieli meravigliosi e pressoché privi di inquinamento luminoso come, per esempio, a La Palma, a Fuerteventura e in Islanda.
Il cielo stellato ha un fascino particolare e, di solito, più lo si conosce, più si desidera di potervi dedicare tempo e pensieri.
Le stelle, intendendo con questo termine sia i fenomeni visibili a occhio nudo, sia quelli strumentali presenti nel cosmo, non sono solo interessanti dal punto di vista scientifico, ci aiutano ad allontanarci per un attimo dalla realtà "terrestre", offrono un punto di vista più distaccato ed un orizzonte più ampio alla realtà antropocentrica in cui siamo tutti immersi a tempo pieno.
Per molte persone che lo osservano, il cielo stellato è confortante e, allo stesso tempo, terrificante per la vastità dei fenomeni e delle grandezze, come tempo e spazio, con cui siamo chiamati a confrontarci ogni volta che guardiamo consapevolmente una stella, una galassia o una cometa.
L'avvicinamento alla conoscenza del cielo è graduale. Ogni volta che ci si sofferma per guardare la volta celeste, anche solo con gli occhi, nuove domande emergono. Il bello è che ogni volta si scopre qualcosa di nuovo, specialmente se si ha una persona più esperta al nostro fianco, si prende coscienza di nuovi dubbi a cui dare in qualche modo risposta.
Forse più di qualsiasi altra disciplina, l'astronomia amatoriale (ma anche l'astrofisica e la ricerca astronomica) ha tratto i maggiori benefici dalla rivoluzione digitale. Oggi un astrofilo con una esperienza davvero minima è in grado di osservare, fotografare e anche studiare, se vuole, ad un livello di approfondimento e con una facilità che qualsiasi astrofisico, solo vent'anni fa, non avrebbe nemmeno potuto immaginare.
Per esempio la galassia di M31 "Andromeda", protagonista di questo articolo, è stata da noi fotografata dalla città di Milano con una normale macchina fotografica reflex, un obiettivo economico e un treppiede motorizzato. Un'attrezzatura disponibile, volendo, con meno di mille euro. Ci sono poi un paio di software con cui prendere dimestichezza - per esempio Deep Sky Stacker e Gimp, tutti disponibili in versione gratuita - un po' di tempo da dedicare a questa passione e un po' di tentativi a vuoto che non ci devono scoraggiare.
Solo qualche decennio fa una fotografia, anche inferiore a questa, sarebbe stata alla portata solo di un grande osservatorio astronomico, con tecnici specializzati, strumentazione costosa e difficile da reperire, complesse operazioni di preparazione e sviluppo delle pellicole fotografiche e, infine, di stampa.
M31 "Andromeda" è la galassia più vicina alla nostra, la "Via Lattea". Le due galassie sono legate da interazioni gravitazionali e...si stano avvicinando alla velocità calcolata di poco superiore a 100 chilometri al secondo. L'incontro tra le due galassie è previsto tra...4,5 miliardi di anni. Sì, la distanza che separa la nostra galassia dalla sua vicina è francamente impossibile da comprendere per noi umani.
Andromeda contiene qualcosa come un miliardo di miliardi di stelle come il Sole e dista da noi circa 2,5 milioni di anni luce. Cosa significa? Significa che la luce che vediamo oggi di Andromeda è partita dalla galassia 2,5 milioni di anni fa ed ha viaggiato alla velocità di circa 300k chilometri al secondo. Quella che vediamo oggi è quindi la galassia di Andromeda di 2,5 milioni di anni fa. Non ha neanche senso convertire queste distanze in chilometri. Ne risulterebbero numeri privi di un reale significato a noi comprensibile.
La galassia di Andromeda è facilmente visibile a occhio nudo sotto un cielo scuro e con scarso inquinamento luminoso. In Foto 4 abbiamo indicato la sua posizione. Se il nostro occhio fosse abbastanza sensibile da percepire anche le parti più evanescenti della galassia, vedremmo in cielo un oggetto che ha una dimensione apparente pari a circa sei volte il diametro della Luna. Per questo in Foto 3 abbiamo inserito proprio la luna fotografata, sempre da noi, durante l'eclissi totale del 27 luglio 2018.
Come è stato possibile realizzare la fotografia con cui si apre questo articolo? Abbiamo già descritto parte dell'attrezzatura, la macchina fotografica - nel nostro caso una Nikon D7500 - e l'obiettivo - in questo caso uno zoom Nikkor 70-300mm. Cos'è il treppiede motorizzato? È uno strumento che permette di muovere la macchina fotografica, o il telescopio, in modo da assecondare il moto di rotazione terrestre. Permette quindi mantenere un oggetto celeste inquadrato e fisso nel fotogramma anche se, in realtà, quell'oggetto si muove nel cielo perché la Terra ruota su se stessa. Ne esistono sostanzialmente di due tipi: quelli "equatoriali" e quelli "altazimutali. Noi abbiamo utilizzato una montatura altazimutale, non ideale per uso fotografico, ma comunque più che sufficiente in questo caso. Se vuoi approfondire questo argomento puoi cercare sul web "astroinseguitore", "montatura equatoriale", "montatura altazimutale".
Ok allora basta quindi questa attrezzatura per scattare una foto così? La risposta, purtroppo, è no. Per realizzare una foto così serve una tecnica fotografica, quella che si chiama "astrofotografia". In cosa consiste? Consiste nel realizzare un gran numero di fotografie identiche che saranno poi elaborate da un software. Il software allineerà tutte le immagini utilizzando un certo numero di stelle che riconoscerà in tutte le fotografie, conserverà ogni dettaglio che si ripete tra una fotografia e l'altra, per esempio un pixel che in ciascuna delle fotografie ha un certo colore, mentre eliminerà, ogni dettaglio che non si ripete stabilmente nelle varie fotografie, per esempio i pixel colorati che costituiscono il cosiddetto "rumore". Questa operazione, se vuoi approfondire l'argomento, si chiama "stacking" o "integrazione".
Nel nostro caso, con Deep Sky Stacker, abbiamo integrato 700 fotografie identiche, ciascuna con un tempo di esposizione di 8 secondi e ISO 4000. In Foto 2 vedi una di queste 700 immagini. A queste 700 fotografie ne abbiamo aggiunte altre: 150 "bias frames", cioè foto realizzate con il tempo di esposizione più breve che la nostra macchina fotografica ci consenta, 1/8000 di secondo, e con il copri obiettivo montato. A cosa servono queste immagini nere? Servono per fare una rappresentazione del "rumore elettrico" della nostra macchina fotografica. Nel processo di stacking questo rumore sarà quindi "tolto" da ciascuna delle 700 fotografie della galassia. Abbiamo poi aggiunto 60 "flat frames", cioè fotografie scattate inquadrando una superficie illuminata uniformemente. Questi flat frames servono per rappresentare i difetti del nostro sistema fotografico, come la vignettatura o le imperfezioni dovute alla polvere che si deposita sul sensore della macchina fotografica o sulle lenti dell'obiettivo o del telescopio. Anche i flat frames sono stati inseriti nel processo di stacking.
L'immagine "grezza" finale è stata poi elaborata con Gimp per rendere correttamente visibili i dettagli più evanescenti contenuti nel file prodotto con l'integrazione delle 700 fotografie di M31 (light frames), i 150 bias frames e i 60 flat frames. Teoricamente avremmo dovuto aggiungere almeno anche un'altra categoria di immagini, i cosiddetti "dark frames", ma abbiamo la fortuna di disporre di una macchina fotografica che ci permette di evitare questo passaggio.
La rete offre una mole impressionante di informazioni sull'astrofotografia: tutorial, gruppi, corsi. Ce n'è per tutti i gusti, per tutti i livelli di esperienza e in tutte le lingue.
Attenzione, però, perché l'astrofotografia crea una pericolosa dipendenza.
Cieli sereni a tutti o, come dicono quelli bravi, "clear skies!"

Paolo Cortini ha scritto questo articolo.


Light frame
Foto 2: una delle 700 immagini utilizzate per l'integrazione (stacking)

Le dimensioni di M31 Andromeda e della Luna
Foto 3: le dimensioni apparenti di M31 "Andromeda" rispetto a quelle della Luna fotografata durante l'eclissi totale del 27 luglio 2018

Figura 4: la posizione nel cielo della galassia M31 "Andromeda"


Aurora Boreale estiva in Islanda


Ecco una domanda che ci viene posta con una certa frequenza: "In Islanda si riesce a vedere l'aurora boreale anche in estate?"
La risposta è...Sì, a partire da metà agosto. Vediamo perché.
L'aurora boreale può essere vista in certe condizioni (ne abbiamo già parlato qui):
1) l'attività magnetica del Sole deve essere intensa ed orientata verso la Terra;
2) il cielo deve essere sereno e scuro;
3) è necessario trovarsi alla latitudine appropriata;
A questo si aggiunge che l'aurora boreale è più intensa e frequente all'approssimarsi degli equinozi e che la luce lunare nelle ore notturne non facilità l'osservazione, ma può comunque generare paesaggi notturni particolarmente suggestivi e può essere utile per chi intende fare fotografie. Ultimo elemento: l'aurora boreale, alla latitudine dell'Islanda, si sviluppa tipicamente in un arco di tempo compreso fra circa tre ore prima e tre ore dopo la mezzanotte locale, quindi tra le 21 e le 3 del mattino.
Il mese di agosto in Islanda, ed in particolare la sua seconda metà, offre già tutte queste condizioni.
A metà agosto, in coincidenza con l'inizio di questo nostro viaggio, il sole sorge intorno alle 5 e tramonta intorno alle 22. L'oscurità notturna è quindi già sufficientemente estesa da garantire una discreta "finestra" di cielo scuro a cavallo della mezzanotte. Le condizioni migliorano ulteriormente verso fine mese: il sole sorge intorno alle 6 e tramonta poco prima alle 21. Ecco qui le effemeridi del Sole a Reykjavík per tutto il mese di agosto.
Questo non significa che la seconda metà di agosto sia il periodo migliore dell'anno per vedere l'aurora boreale. Significa che nella seconda metà di agosto la notte offre già alcune ore di oscurità per poterla vedere bene e che, soprattutto, la si può vedere dagli Altopiani (inaccessibili da settembre a fine giugno) e in condizioni meteorologiche propriamente estive. A settembre la "finestra" di oscurità notturna è ancora più estesa - quindi ancora più favorevole - ma le condizioni meteorologiche non sono più estive e gli Altopiani, normalmente, non sono più raggiungibili.
Naturalmente la probabilità di vedere l'aurora boreale è proporzionale al numero di notti che si decide di trascorrere in Islanda. La nostra esperienza ci suggerisce di non considerare un numero di notti inferiore a sei per avere una speranza ragionevole di avere successo.
Come mai, allora, si legge spesso che la seconda metà di agosto non è un buon periodo per vedere l'aurora boreale in Islanda? La risposta è semplice, perché, effettivamente, la "finestra" di oscurità disponibile a metà agosto non copre tutte le sei ore in cui si ha la massima probabilità di osservazione, specialmente nei primi giorni dopo metà agosto, perché un islandese sa che può vedere l'aurora boreale in orari più comodi a settembre o in altri periodi dell'anno e perché, se si parla solo di aurora boreale, effettivamente ci sono momenti dell'anno in cui l'osservazione è più agevole. Se, invece, si considera anche il clima (estivo nella seconda metà di agosto) e il luogo da cui si può osservare l'aurora (nel nostro caso anche gli Altopiani) risulta che la seconda metà di agosto è un ottimo periodo.
Una curiosità simpatica riguarda poi il rapporto tra gli islandesi e l'aurora boreale. Per la maggior parte degli islandesi l'aurora è un fenomeno totalmente irrilevante. Sono del tutto disinteressati ad un fenomeno naturale che fa parte della loro quotidianità. In Islanda, per esempio, sopravvive la credenza popolare secondo cui l'aurora si sviluppa solo nelle notti molto fredde. L'idea, scientificamente infondata, nasce dal fatto che l'aurora sia visibile quando il cielo è sereno. Nelle notti con cielo sereno la temperatura, in Islanda come altrove, è spesso più bassa che nelle notti con cielo coperto, perché l'assenza di copertura nuvolosa permette una più rapida ed efficace dispersione del calore diurno. Questo non basta per invertire la causa con l'effetto: non è il freddo a favorire l'aurora, è il cielo sereno - che a sua volta favorisce le basse temperature - a renderla visibile.
Molte sono le strategie che permettono di mettersi nelle migliori condizioni evitando di affidarsi al caso. In questa sezione abbiamo raccolto tutti i nostri articoli dedicati alla ricerca dell'aurora boreale in Islanda.
Nel viaggio in Islanda della seconda metà di agosto di qualche anno fa abbiamo osservato una delle aurore boreali più luminose degli ultimi decenni. La puoi vedere nel video all'inizio di questo articolo.

Paolo Cortini ha scritto questo articolo

Aurora boreale estate Islanda
Aurora boreale sopra Reykjavík

Il vulcano Keilir in Islanda ad un passo dall'eruzione

Eruzione Keilir Islanda
Il vulcano Keilir nell'Islanda occidentale. Foto di Paolo Cortini, marzo 2020


Chi ci segue abitualmente sa che da un paio d’anni osserviamo l’evoluzione degli eventi “vulcanici” sulla Penisola di Reykjanes, nell’Islanda occidentale, in particolare l’attività sismica tra i piccoli vulcani Þorbjörn e Keilir.

È notizia del 3 marzo 2021, che in corrispondenza del vulcano Keilir si registrano tutti i sintomi che spesso precedono un'eruzione vulcanica.

Cerchiamo di capire cosa stia succedendo.
La Penisola di Reykjanes è un’area vulcanica attiva che sorge su una delle strutture geologiche più importanti ed estese del Pianeta, la dorsale medio atlantica.
La dorsale medio atlantica, una sorta di lunghissima cicatrice sulla superficie della Terra, è estesa lungo tutto il fondale dell'oceano atlantico da nord a sud, attraversa interamente l'Islanda e divide i domini geologici nord americano da quello euroasiatico e il dominio sud americano da quello africano. È la proiezione sulla superficie terrestre di imponenti fenomeni che avvengono nel mantello terrestre ad una profondità compresa tra pochi chilometri e 400/700 km. In superficie la dorsale medio atlantica si manifesta come uno "sciame" di fratture del terreno - in alcuni casi molto profonde - orientate da sud ovest a nord est. Occasionalmente queste fratture si estendono fino ad intercettare il magma sottostante, favorendone la risalita. Questo processo, nell'area in cui si sarebbe formato l’oceano Atlantico settentrionale, è iniziato almeno 200 milioni di anni fa e prosegue oggi. Si manifesta attraverso una continua attività sismica ed eruzioni vulcaniche. Quello che identifichiamo come "oceano Atlantico" è in realtà il prodotto dell'allontanamento delle due masse continentali nord americana (in realtà la “placca” nordamericana) ed euroasiatica (la “placca” euroasiatica). La dorsale medio atlantica è il "cuore" superficiale di questo processo.

In diretta da Keilir

La Penisola di Reykjanes è letteralmente tagliata in due dalla dorsale medio atlantica. Il settore occidentale della Penisola si muove verso ovest “seguendo” la placca nordamericana, il settore orientale si muove verso est “seguendo” la placca euroasiatica.

Da un paio d’anni sulla Penisola di Reykjanes si registrano “sciami sismici”, ossia serie di centinaia o migliaia di terremoti di intensità bassa e media, tutti concentrati in un intervallo di tempo piuttosto contenuto, dell’ordine di qualche settimana, e tutti localizzati in un’area molto ristretta, qualche decina di chilometri quadrati. L’ultimo di questi sciami sismici in ordine di tempo è iniziato nel mese di febbraio 2021 ed è stato accompagnato da una “distensione” (allontanamento di punti che si trovano da parti opposte della dorsale) piuttosto marcato. A partire dal 25 febbraio a questa distensione si è associato un innalzamento della superficie del terreno di qualche centimetro. Negli ultimi giorni questi fenomeni si sono concentrati in un settore immediatamente a sud del vulcano Keilir, lungo una faglia che unisce Keilir con un altro piccolo vulcano chiamato Fagradalsfjall.

Nel pomeriggio del 3 marzo l’Ufficio Meteorologico Islandese ha segnalato la presenza di tremore vulcanico, cioè quel tipo di attività sismica "caotica" e superficiale che, spesso ma non sempre, accompagna l’inizio di un’eruzione vulcanica.
Vi terremo aggiornati.
Di seguito alleghiamo qualche immagine.

Scrive e aggiorna questo articolo il nostro Paolo Cortini, geologo e accompagnatore dei viaggi in Islanda di 90° EST.

In questo video il nostro Paolo Cortini tiene una lezione per gli studenti del corso di laurea in Scienze Naturali dell'Università di Milano, proprio dalle pendici di Keilir.


La Penisola di Reykjanes in Islanda
La Penisola di Reykjanes su cui sorge il vulcano Keilir



Vulcano Keilir, Islanda occidentale
Il vulcano Keilir






Terremoti Islanda
I terremoti in Islanda nella giornate del 2 e del 3 marzo 2021. Proprietà dell'immagine: IMO

Terremoti Keilir
I terremoti sulla Penisola di Reykjanes nelle giornate del 2 e del 3 marzo 2021. Proprietà dell'immagine: IMO



Deformazione Keilir
La deformazione del terreno nei pressi del vulcano Keilir nelle ultime due settimane di febbraio 2021: le due frecce contrapposte indicano il senso di movimento, i colori indicano l'entità del movimento in millimetri. Proprietà dell'immagine: IMO


Estensione eruzione Fagradalsfjall
3 marzo 2021: Estensione stimata della colata lavica nel caso in cui l'eruzione avvenga nei pressi di Fagradalsfjall. Proprietà dell'immagine: IMO


3 marzo 2021: Estensione stimata della colata lavica nel caso in cui l'eruzione avvenga nei pressi di Keilir. Proprietà dell'immagine: IMO


"Vedremo l'aurora boreale in Islanda?"


"Quante probabilità abbiamo di vedere l'aurora boreale in Islanda?"
Chi ci pone quotidianamente questa domanda sa che la risposta non è scontata. Ha probabilmente già raccolto opinioni discordanti fra amici e conoscenti che hanno già fatto un viaggio con l'idea di vedere l'aurora boreale. Qualcuno c'è riuscito, altri non hanno visto nemmeno le stelle.
Abbiamo più volte affrontato l'argomento su questo blog: il successo dipende fortemente da alcune strategie - in particolare dalla dimestichezza con l'uso di fondamentali strumenti tecnico/scientifici - e dalla possibilità di muoversi liberamente con un veicolo ad ogni ora della notte. L'aurora si può infatti manifestare in un momento qualsiasi, può durare un minuto come ore ed è visibile, ovviamente, solo se il cielo è sereno.
Esistono strumenti che possono dirci - con qualche giorno di anticipo - quale notte offra maggiori probabilità che l'aurora si sviluppi. Questo ci permette di prepararci e di distribuire efficacemente energie e attività. Altri strumenti possono indicarci l'orario più probabile in ciascuna notte. Altri ancora, i magnetometri, ci dicono cosa sta accadendo sopra le nostre teste senza nemmeno uscire a guardare e senza che sia necessariamente sereno in quel momento. Questi ultimi - essenziali se il cielo è coperto nel punto in cui ci troviamo - ci evitano di partire al momento sbagliato e di esaurire la nostra dose di pazienza quando non c'è alcuna speranza. Non è poco perché, se il cielo è sereno, possiamo dormire o fare altro, al caldo, conservando speranze ed energie in attesa del "segnale". Se il cielo non è sereno possiamo consultare modelli meteorologici estremamente dettagliati (e sfruttare la dimestichezza con i microclimi locali). Possiamo così sapere in che direzione spostarci e di quanti chilometri per trovare cielo sereno. La combinazione dei dati dei magnetometri con quelli dei modelli meteorologici è responsabile, da sola, di buona parte delle osservazioni degli ultimi anni per i nostri gruppi.
La quasi totalità dei viaggiatori che vanno in Islanda per cercare l'aurora boreale resta all'alloggio in caso di cielo coperto, non sapendo che è possibile trovare cielo sereno - con un'approssimazione più che accettabile - se si conosce l'interazione fra la direzione del vento e l'orografia.
Veicoli 4X4 speciali, capaci di muoversi anche nella neve e con qualsiasi condizione meteorologica, un accompagnatore che conosce questi fenomeni, sa interpretare tutti i dati scientifici e che ha dimestichezza assoluta con il territorio, completano la "dotazione" di 90° EST nei viaggi in Islanda a caccia di aurore boreali.
È davvero necessaria tutta questa organizzazione? Si può scegliere di affidarsi al caso o prendere un bus che parte e rientra ad un orario predefinito senza alcun supporto tecnologico. Può essere la tua notte fortunata ma nulla di più.
Per rispondere direttamente alla domanda iniziale possiamo dire che tutti i viaggiatori che sono venuti in Islanda con noi in inverno e il 95% di quelli che sono venuti in Islanda con noi nella seconda metà di agosto hanno visto l'aurora boreale. Basta questo per "garantire" il successo? Ovviamente no. Un fenomeno naturale non può mai essere garantito e capiterà certamente, prima o poi, che un nostro gruppo non veda l'aurora boreale nonostante le migliori intenzioni ed miglior supporto tecnologico.
90° EST offre però qualcosa in più che non l'impegno a fornire il massimo della competenze, dell'intraprendenza e della dimestichezza con l'aurora boreale. Offre la possibilità di osservarla in contesti particolarmente suggestivi. Chiunque abbia visto bene l'aurora boreale sa che molto del suo fascino dipende dall'ambiente in cui si è immersi nel momento in cui compare. Il parcheggio di un albergo o un'area di sosta per i bus non offrono le stesse sensazioni di un passo di montagna, di un altopiano innevato o di una laguna glaciale in cui gli unici "ospiti" sono i propri compagni di viaggio.
Tutti i nostri articoli riguardanti l'aurora boreale sono raccolti qui.
Questi sono i nostri viaggi di febbraio e marzo, questo è il viaggio della seconda metà di agosto.
Se la tua passione è la fotografia, abbiamo preparato una guida per fotografare l'aurora boreale.

Chi ha scritto questo articolo?
http://www.90est.it/paolo_cortini.html  Paolo Cortini - 90° EST


 

Viaggio a La Palma: l'Osservatorio di Roque de los Muchachos




A Roque de los Muchachos, sul picco più alto dell'isola di La Palma, nelle Canarie occidentali, si trova uno dei più prestigiosi osservatori astronomici del pianeta.
Raccoglie telescopi e altri strumenti scientifici di tutte le nazioni d'Europa ed è gestito dall'Istituto di Astrofisica delle Canarie. Il Gran Telescopio Canarias ("Grantecan" con uno specchio primario di 10,4 metri di diametro, il più grande al mondo), il telescopio italiano Galileo (diametro  3,58 metri), il Swedish Solar Telescope, il William Herschel Telescope (diamentro 4,2 metri) e il MAGIC Telescope (Major Atmospheric Gamma-ray Imaging Cherenkov Telescope) sono alcuni degli strumenti installati a Roque de los Muchachos.
Attualmente Roque de los Muchachos si trova in competizione con il vulcano Mauna Kea, alle Hawaii, per la costruzione del TMT (Thirty Meter Telescope), che, una volta realizzato, sarà il più potente telescopio terrestre mai costruito.
Il sito è un luogo di grande fascino per tutti gli appassionati di astronomia, di scienza e di montagna.
Roque de los Muchachos si trova ad un'altitudine di 2426 metri e gode di cielo sereno per più di 300 giorni all'anno. L'assenza di inquinamento luminoso e la stabilità dell'aria lo rendono uno dei luoghi migliori dell'emisfero boreale per l'osservazione delle stelle.
Il panorama è grandioso: sul lato meridionale si apre la Caldera de Taburiente, un'immensa incisione nell'edificio del vulcano Taburiente, ora inattivo. Tutto intorno è visibile l'oceano, 2400 metri più in basso, in cui si scorgono le isole di Tenerife, La Gomera ed El Hierro.
La vetta della montagna è spoglia ma già 200 metri più in basso il vulcano è interamente ricoperto da una meravigliosa foresta di pino canario.
A Roque de los Muchachos iniziano numerosi percorsi escursionistici, tutti molto panoramici, che permettono di ammirare il grandioso scenario offerto dalla Caldera de Taburiente, dalle isole vicine e dalle grandi cupole bianche che ospitano i telescopi.
Nel nostro viaggio a La Palma, Roque de los Muchachos è protagonista con una visita approfondita al Gran Telescopio Canarias e con una bella escursione a piedi che permette di osservare fenomeni interessantissimi legati alla passata attività del vulcano Taburiente.
Durante il viaggio è poi prevista almeno un'osservazione del cielo al telescopio (non il Grantecan...e nemmeno il telescopio Galileo, ma un professionale e potente Celestron ;)

Correnti oceaniche: la Corrente delle Canarie

Fondali Canarie
Fauna marina a Fuerteventura: le Salpe
Le Canarie sono un grande arcipelago oceanico subtropicale, posizionato qualche grado a nord del Tropico del Cancro. Le isole orientali, Fuerteventura in particolare, distano circa 100 km dalla vicina costa africana.
Alle Canarie, oceanografi, ecologi e biologi studiano l’influenza delle dinamiche di oceano aperto sull'ambiente e sugli gli ecosistemi costieri. L’arcipelago è infatti interessato da una corrente di acque fresche, la Corrente delle Canarie, che è il ramo discendente della più nota Corrente del Golfo.
Il movimento delle acque negli oceani è piuttosto complesso, partiamo dall'inizio...
Esistono due sistemi indipendenti di circolazione delle acque oceaniche: quello superficiale, generato dalla pressione del vento sulla superficie dell’oceano fino a una profondità di circa 200 metri, e quello profondo guidato invece dalle differenze di densità delle masse d’acqua, oltre i 200 metri di profondità. Le correnti oceaniche trasportano il calore dall'equatore ai poli e operano come motore climatico su scala globale. In particolare, il “Nastro Trasportatore Oceanico” (Ocean Conveyor Belt) è il più vasto sistema di circolazione delle masse d’acqua, formato dalla combinazione di correnti che spostano acqua profonda tra i tre Oceani, dall’Atlantico al Pacifico. E’ anche chiamato circolazione termoalina poiché i due fattori che determinano la densità delle masse d’acqua, quindi i loro spostamenti, sono la temperatura (termo) e la salinità (-alina): più l’acqua è fredda più e densa, più è salata più è densa, più è densa e più affonda.
Correnti oceaniche

All'equatore la radiazione solare particolarmente intensa causa un’elevata evaporazione delle acque superficiali, con conseguente aumento della concentrazione di sali. Nel Golfo del Messico queste acque iper-salate iniziano a muoversi verso Nord formando la corrente che ha il più profondo effetto sul clima europeo: la Corrente del Golfo. Questa è tra le più estese e veloci sulla Terra, trasportando 100 milioni di metri cubi di acqua calda verso l’Europa ad una velocità che può raggiungere i 2 metri al secondo. La sua traiettoria viene deviata verso Est da un forza dovuta alla rotazione terrestre che agisce sulle lunghe distanze, la forza di Coriolis, e la dirige verso l’Inghilterra e la Norvegia. Prima di raggiungere le coste europee però rallenta fino a diventare una grande corrente lenta, la Corrente Nord-Atlantica, che rilascia una grande quantità di calore nell'atmosfera. Ormai vicina alla costa e si divide in due rami: una si dirige a nord riscaldando le altrimenti gelide acqua dei mari artici mentre l’altro ramo si dirige verso sud formando la fresca Corrente delle Canarie che costeggia l’Africa Nord-occidentale e fino ad unirsi alla Corrente Nord-Equatoriale, da est verso ovest, chiudendo così il circuito.

Correnti oceaniche

Proseguendo il loro cammino, le acque della corrente nord-atlantica diventano sempre più fredde, salate e dense, sprofondando in fondo all'oceano tra Norvegia, Groenlandia ed Islanda. E’ proprio questa la più grande cascata del pianeta, non visibile all'occhio umano: colonne larghe 15 km che trasportano 17 milioni di metri cubi d’acqua al secondo alla profondità di 4000 metri. Questo fenomeno richiama le acque del Golfo producendo un continuo trasporto di calore dalle basse alle alte latitudini.
Organismi di ogni forma e dimensione, dal minuscolo plancton ai grandi squali, sfruttano le correnti oceaniche per muoversi su lunghe distanze e trovare cibo. In particolare la Corrente del Golfo permette lo spostamento di animali originari di zone tropicali e sub-tropicali verso aree boreali mentre la Corrente delle Canarie fa l’opposto, favorendo la distribuzione di specie marine tipiche di zone temperate verso ambienti tropicali. Parte della fresca acqua discendente dal nord Atlantico viene richiamata nel bacino del Mediterraneo dove il sistema di circolazione di questo bacino chiuso spinge la calda acqua superficiale ad uscire e ad unirsi alla corrente che discende verso i tropici, trasportando con sé vari organismi marini. Questo sistema di correnti rende le acque costiere dell’arcipelago canario un luogo unico al mondo in cui specie Nord-atlantiche, Mediterranee e sub-tropicali coesistono. La particolare morfologia del fondale, formato da rocce e tunnel vulcanici interrotti da secche e banchi sabbiosi, rende queste isole l’ambiente adatto a specie delicate come le anguille giardino (Heteroconger hassi), murene (Murenidae sp.), razze (Myliobatiformes) e uno degli ultimi rifugi per specie minacciate come lo Squalo angelo (Squatina squatina).
Per chi volesse approfondire questo argomento (in inglese):
Correnti oceaniche (NOAA)
Cambiamenti di temperatura e salinità nella Corrente delle Canarie (NOAA)
Questa è la proposta di 90° EST per un viaggio a La Palma con un geologo e una biologa marina.

Questo articolo è stato scritto da Laura Redaelli

Islanda: speciale aurora boreale


Partenze in calendario:
Islanda in 4X4: Altopiani e Aurora Boreale agosto 2025
Islanda Speciale Aurora Boreale febbraio/marzo 2026

L'aurora boreale è un fenomeno luminoso dell'alta atmosfera terrestre prodotto dall'interazione tra le particelle provenienti dal sole (il cosiddetto "vento solare") e le particelle che compongono i livelli più esterni della nostra atmosfera.
Per poter osservare l'aurora boreale è necessario tenere in considerazione alcuni elementi importanti e pianificare un viaggio che rispetti alcune condizioni. Ecco quali.

1) Dove?
L'aurora si sviluppa tipicamente in una fascia di cielo a cavallo del circolo polare artico. Tra tutte le terre che si trovano alla corretta latitudine, alcune si distinguono per la bellezza dei loro scenari e per la varietà di ambienti e situazioni. L'Islanda, da questo punto di vista, è ineguagliabile.

2) Quando?
Per vedere l'aurora boreale è necessario che il cielo sia scuro e sereno. L'oscurità notturna, in Islanda, è sufficientemente estesa da metà agosto a metà aprile.
La presenza della luce lunare, di norma, non aiuta, ma una leggera illuminazione lunare può essere utile agli appassionati di fotografia perché permette di ottenere immagini in cui anche il paesaggio sia riconoscibile. Le migliori condizioni si ottengono quindi considerando non solo le fasi lunari ma, soprattutto, gli orari in cui la luna sorge e tramonta.
Abbiamo affrontato questo argomento sulla nostra guida su aurora boreale e fasi lunari.
Fondamentale per un viaggio gratificante in Islanda è il rapporto tra ore di luce e ore di oscurità. Nel lungo periodo in cui l'aurora è potenzialmente visibile, cioè da metà agosto ai primi di aprile, si può scegliere un periodo che offra 4 ore di luce al giorno o uno che ne offra 10. Le probabilità di vedere l'aurora sono le stesse perché il fenomeno si sviluppa tra le 21 e le 3 del mattino, ma sarebbe un peccato andare in Islanda quando la luce diurna è talmente scarsa da impedire, di fatto, di apprezzare ciò che l'Isola offre di giorno. Ciò che distingue l'Islanda da altre destinazioni da cui è possibile vedere l'aurora boreale è proprio l'eccezionale varietà di scenari che l'Islanda offre con la luce diurna. Eviteremo quindi i periodi in cui questa è troppo scarsa: i mesi di novembre, dicembre e parte del mese di gennaio.

3) Fattori astronomici e meteorologici
Nel periodo esteso tra metà agosto e i primi giorni di aprile la copertura nuvolosa in Islanda è statisticamente meno insistente a fine agosto e da metà febbraio in poi. [A]
La Terra si deve trovare sulla traiettoria di una CME (Coronal Mass Ejection, Espulsione di massa coronale), cioè un flusso di "plasma" proveniente dal Sole che si verifica in occasione di particolari esplosioni sulla "superficie" della nostra stella o di una "corrente" di vento solare ad alta velocità, HSS ("High-speed solar wind streams" prodotte nei cosiddetti "Coronal Holes"). Questi fenomeni non sono esattamente prevedibili, ma è possibile conoscere, con un discreto anticipo, quali saranno i periodi in cui sarà più probabile che queste circostanze si verifichino. Numerosi strumenti scientifici, sempre più attendibili, permettono poi di conoscere, nel corso di una notte, quali siano gli orari più promettenti. Affinché le probabilità di incontrare le giuste condizioni di attività solare siano significative è necessario considerare un viaggio che preveda un certo numero di notti. In un viaggio che duri meno di 5 giorni le probabilità di successo sono affidate alla sola fortuna. [B]
L'aurora boreale si sviluppa tipicamente in un lasso di tempo di circa sei ore a cavallo della mezzanotte. E' quindi assolutamente inutile scegliere un periodo in cui sia buio alle 4 di pomeriggio (come sarebbe a novembre, dicembre e parte di gennaio) perché, comunque, l'aurora boreale non comparirà prima delle 21.

4) Durata del viaggio
Per avere buone probabilità di vedere l'aurora è necessario considerare un certo numero di notti. Come abbiamo visto, il fenomeno può essere osservato quando si verificano, contemporaneamente, le situazioni che abbiamo appena descritto. Non basta, quindi, avere cielo sereno.
In un viaggio in Islanda che preveda meno di 5 notti le probabilità di osservare l'aurora sono affidate unicamente al caso. Se si considera che non è possibile restare sempre svegli, che è necessario avere cielo sereno e la giusta attività solare, conviene prevedere almeno 5 notti per avere una ragionevole speranza di vedere l'aurora.
Cos'è possibile vedere delle meraviglie d'Islanda in un viaggio che preveda 5 notti? Quasi niente, considerando anche che la prima e l'ultima notte saranno trascorse a Reykjavík.
Per raggiungere le zone più interessanti, quelle che meritano di essere viste, serve tempo e conviene prevedere un giorno in più del minimo necessario a completare l'itinerario. Una chiusura temporanea della viabilità è, infatti, sempre possibile in inverno, anche sulla Ring Road. Se abbiamo i giorni contati rischiamo di non rientrare a Reykjavík in tempo per prendere il volo di rientro.

I nostri viaggi in Islanda in calendario tengono conto di tutti questi elementi. Sono programmati nei periodi in cui le giornate sono molto luminose, permettendo di apprezzare pienamente anche ciò che l'Islanda offre di giorno. Prevedono itinerari estesi e completi in cui sia possibile raggiungere, di giorno e di notte, anche le zone selvagge.

Nei viaggi invernali, nove giorni offrono un numero di notti sufficiente ad assicurare buone probabilità di osservazione, ci permettono di allontanarci da Reykjavík raggiungendo la costa orientale e località particolarmente suggestive. Jökulsárlón è solo la più conosciuta.
Nei viaggi estivi 15 giorni ci permettono di approfittare dell'assenza di neve per esplorare gli Altopiani e tutti quei territori che in inverno non sarebbero accessibili.
Il percorso dei viaggi in Islanda invernali si snoda lungo la costa meridionale e raggiunge molte mete straordinarie come le cascate di Skógafoss e Seljalandsfoss, l'area di Vik con le scogliere di Dyrhólaey e i ghiacciai di Kviarjökull ed Heinabergsjökull con le loro piste innevate da percorrere a bordo dei nostri 4X4.
Per l'aurora boreale estiva - ne abbiamo parlato anche qui - questo è il programma del nostro viaggio della seconda metà di agosto.

[A] I nostri accompagnatori consultano i dati meteorologici in tempo reale, conoscono quindi non solo l'estensione e l'evoluzione della copertura nuvolosa, ma anche la sua altitudine. Dall'alloggio possono scegliere di spostarsi nella direzione più efficace, ma anche, ove possibile, di salire di quota per posizionarsi al di sopra della copertura nuvolosa.

[B] Dal 2003 90° EST organizza viaggi dedicati all'osservazione dell'Aurora Boreale. I nostri accompagnatori dispongono di dati in tempo reale dai principali istituti internazionali che si occupano del monitoraggio dell'attività solare. In questo modo possono conoscere, con svariate ore di anticipo, l'orario in cui si ha la massima probabilità di osservazione ed evitano di uscire nel momento sbagliato. Dopo due ore di attesa infruttuosa all'aperto qualunque osservatore desiste. Meglio poter scegliere il momento giusto. L'uso di agili 4X4 appositamente modificati permette al gruppo, o anche solo ad una sua parte, di uscire e spostarsi senza vincoli di orari.

Questi ed altri accorgimenti, da soli, aumentano notevolmente le possibilità di successo rispetto ad altre strategie di osservazione in cui orari di uscita e destinazione sono prefissati e non modificabili. Per saperne di più.

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Viaggio a Fuerteventura: la nascita dell'oceano Atlantico



Fuerteventura appartiene all'arcipelago delle Canarie, per la precisione alle Canarie Orientali.
Nell'arcipelago è la seconda isola per estensione, dopo Tenerife.
Se si escludono alcune località sulle coste settentrionale e orientale e alcuni villaggi dell'entroterra, Fuerteventura è un'isola selvaggia e meravigliosa dal punto di vista naturalistico e paesaggistico.
Chi è interessato alla geologia trova nelle rocce dell'isola tutta la storia dell'evoluzione dell'oceano Atlantico negli ultimi 200 milioni di anni.
Le prime manifestazioni vulcaniche risalgono infatti ai primi stadi del processo di separazione fra Africa e America e sono avvenute sulla "scarpata continentale" dell'Africa nord occidentale, cioè quella parte del continente africano che era già stata ricoperta dalle acque del nascente oceano.
Il sollevamento, dovuto proprio all'inizio dell'attività vulcanica, ha portato in superficie gli strati rocciosi interessati da quei fenomeni. La successiva erosione li ha resi visibili. Oggi un occhio allenato può leggere e raccontare quegli eventi come se gli strati di roccia fossero le pagine di un libro. La costa occidentale dell'Isola, i rilievi circostanti il villaggio di Betancuria e la penisola di Jandía offrono gli affioramenti rocciosi più interessanti e la possibilità di escursioni davvero gratificanti anche sotto l'aspetto paesaggistico.
Fuerteventura offre però anche fenomeni più recenti legati, per esempio, alle fluttuazioni climatiche degli ultimi milioni di anni. Molte delle spiagge di Fuerteventura, le dune di Corralejo e dell'Istmo de La Pared - analogamente alle dune di Lanzarote e di Gran Canaria - sono infatti costituite da frammenti di conchiglie e di ossa di organismi che vivevano sull'isola e sui suoi bassi fondali quando il clima era più fresco e il livello dell'oceano più basso di diverse decine di metri. Questa situazione si è verificata più volte, per esempio durante le glaciazioni. Contrariamente a quanto si legge ovunque nel web, le dune di Fuertventura non hanno quindi nulla a che vedere con la sabbia sahariana. Questa è infatti composta di minuti granuli di quarzo, mentre le dune di Fuerteventura sono composte di granuli di carbonato di calcio provenienti dalla disgregazione di conchiglie*.
Non c'è un punto di Fuerteventura in cui non sia possibile leggere un capitolo della storia dell'evoluzione del nostro pianeta.
Molto interessante a Fuerteventura è anche la flora. Il clima semidesertico e la conformazione del sottosuolo generano una varietà davvero sorprendente di ecosistemi, ciascuno con un'associazione particolare di essenze vegetali. Anche per questo Fuerteventura è Riserva della Biosfera UNESCO dal 2009.
90° EST organizza un viaggio a Fuerteventura con l'accompagnamento di un geologo o di un naturalista. Il viaggio è articolato in modo da offrire una conoscenza dell’Isola dal punto di vista ambientale, paesaggistico e umano, ma anche per approfittare degli infiniti momenti di puro piacere che questa terra e l'oceano circostante offrono ai visitatori.

* Le sabbie di Fuerteventura e le concrezioni bianche della cosiddetta "popcorn beach" - che non sono frammenti di corallo ma pezzi di calcare provenienti dalle alghe calcaree - andrebbero lasciate sul posto e non prelevate. Questi materiali non hanno alcun valore economico e sono estremamente comuni sui litorali di mezzo mondo, ma quelli di Fuerteventura non sono "rinnovabili". Si sono infatti formati molte di migliaia di anni fa e per riformarsi richiedono le condizioni ambientali di allora. Se vai a Fuerteventura non portare a casa sabbia o altri materiali che trovi sulla spiaggia.

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Paolo Cortini   Paolo Cortini - 90° EST

I nostri trucchi per non perdere l'aurora boreale

L'aurora boreale è una cosa seria, specialmente se hai deciso di partire per l'Islanda apposta per vederla. Abbiamo già esposto in questo post le considerazioni astronomiche che ci hanno guidato nella scelta del periodo per i nostri viaggi a caccia di aurore. Ora vi raccontiamo qualche altro dettaglio sulla scelta dei luoghi e sulle strategie per sfruttare al meglio la benevolenza del cielo. Abbiamo scelto un percorso attraverso i luoghi più belli della costa meridionale, e fin qui...capaci tutti. Abbiamo scelto gli alloggi in modo da disporre velocemente di buona visibilità verso nord perché...se sei andato in Islanda per vedere l'aurora, ma dietro il tuo bellissimo albergo c'è una montagna che copre il cielo...tanto valeva stare a casa. Abbiamo scelto di viaggiare con agili 4X4 perché se all'una di notte scopri che a 20 chilometri da dove alloggi il cielo è sereno e sono tutti con il naso all'insù, ma...l'autista del tuo bus è andato a dormire o ha bevuto una birra e non può guidare...tanto valeva stare a casa. Ecco allora che tornano utili tanti piccoli accorgimenti fra cui i collegamenti via web h24 con alcune istituzioni:
MET Office islandese per le condizioni di copertura del cielo:
Space Weather Prediction Center del NOAA per le mappe del cielo in tempo reale e per le mappe previsionali:
Magnetometro dell'Istituto Geofisico di Tromsø
Quest'ultima risorsa è particolarmente utile. Non fa una previsione ma ci dice esattamente cosa sta succedendo nell'alta atmosfera in tempo reale. A che serve? Serve, per esempio, per evitare uscite a vuoto. Inutile partire armati di buona volontà all'imbrunire se non c'è speranza. Dopo due ore di osservazione infruttuosa chiunque desisterebbe. Meglio allora starsene comodi e al caldo e uscire al momento giusto. Questo strumento è fondamentale e, da quando è disponibile, ha davvero cambiato le sorti dei cacciatori di aurore.
Questa disponibilità di fonti scientifiche e sedici anni di dimestichezza di 90° EST con il territorio islandese sono gli ingredienti dei nostri viaggi e la miglior garanzia per chi si accosta a questa esperienza.
Se vuoi venire a vedere l'aurora boreale con i tuoi occhi...queste sono le nostre proposte.

Aurora Boreale, piccole coincidenze cercate ostinatamente



Più di un anno fa abbiamo fissato le date dei nostri viaggi invernali in Islanda a caccia di Aurore Boreali. Abbiamo preso in considerazione, come ogni anno, tutti i parametri disponibili: fasi lunari, orari in cui la luna sorge e tramonta, rapporto fra ore di luce e ore di oscurità, statistiche meteorologiche, prossimità agli equinozi, tutto... Secondo i nostri calcoli tre "finestre" risultavano particolarmente favorevoli. La prima era compresa fra mercoledì 14 e mercoledì 21 febbraio. Aggiudicato. Quelle sarebbero state le date del primo dei tre viaggi dell'inverno 2018. Non sabato-sabato, come sarebbe normale per chi organizza viaggi. Mercoledì-mercoledì.
Lunedì 5 febbraio il NOAA ha emesso il consueto bollettino settimanale di previsione dell'attività magnetica del Sole - e, quindi, dell'aurora boreale - per i 27 giorni successivi. Il risultato è quello in figura. La settimana dal 14 al 21 febbraio appare oggi la più favorevole per l'osservazione dell'aurora boreale non solo perché la luna è assente o poco luminosa - questo lo sapevamo già un anno fa - ma perché l'indice Kp appare più elevato rispetto alle settimane precedenti e successive e questa è la piacevole coincidenza.
Non resta che prepararsi, insieme con i viaggiatori in partenza con noi per l'Islanda proprio il 14 febbraio, e studiare fin da ora le carte meteorologiche in modo da essere nel posto giusto al momento giusto.
E' presto per cantare vittoria. Troppa spavalderia porta iella [/ièl·la/] ma sorridere, intanto, è lecito...
Attendiamo le prossime emissioni del bollettino per verificare se ci abbiamo azzeccato anche per le altre due partenze: 7 - 14 marzo e 14 - 21 marzo

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http://www.90est.it/paolo_cortini.html   Paolo Cortini - 90° EST

La distribuzione dei terremoti in Islanda, oggi

L'Icelandic Met Office ci fornisce oggi due immagini molto interessanti. Si tratta della distribuzione geografica dei terremoti nelle ultime 48 ore. Tranquilli, sebbene sembrino tanti, è un giorno qualsiasi in Islanda. Sono terremoti di bassa energia, non percepibili dall'uomo. Ogni giorno in Islanda se ne registrano decine.
La particolarità delle immagini odierne è quella di evidenziare un interessante allineamento degli epicentri dei sismi che si sono verificati nella regione del grande ghiacciaio Vatnajökull nelle ultime 48 ore. Sono tutti allineati lungo un tracciato rettilineo di circa 80 km che collega quattro vulcani attivi. Da Sud Ovest verso Nord Est si tratta di Grímsvötn, Bárðarbunga, Holuhraun e Askja.
La possibile correlazione genetica fra questi vulcani è oggetto di studio da ben prima dell'eruzione di Bárðarbunga (agosto 2014 - febbraio 2015) e rappresenta oggi uno dei più interessanti e promettenti "laboratori" naturali per la vulcanologia. Centinaia fra sensori, sismografi e stazioni GPS gestiti da università di tutto il mondo stanno oggi "ascoltando" il sottosuolo per cercare di carpire informazioni essenziali alla comprensione di alcune dinamiche. Per chi "mastica" di questi argomenti, l'indagine riguarda in particolare l'interazione fra attività vulcanica della dorsale oceanica con quella di hot spot, la propagazione in profondità del magma lungo i dicchi e, last but not least, la possibilità di prevedere eruzioni e terremoti in questo e altri contesti geodinamici simili :)
Durante i viaggi estivi di 90° EST frequentiamo almeno due di questi vulcani: Askja e Holuhraun.

Paolo Cortini - 90° EST


Nuovi fiumi di acqua calda in Islanda

Da quando il vulcano Bárðarbunga, in Islanda, ha iniziato a dare i primi segnali di instabilità, ad agosto 2014, fino al termine dell'eruzione, a febbraio 2015, abbiamo seguito giornalmente questo eccezionale fenomeno. Nella primavera del 2015 abbiamo capito che forse nell'estate 2015 saremmo riusciti ad avvicinarci alla nuova, vastissima colata di lava nel deserto sabbioso più grande d'Europa.
Avevamo comunque predisposto una serie di percorsi alternativi nel caso le autorità non avessero consentito l'accesso all'area. Per fortuna nostra e dei nostri viaggiatori non c'è stato bisogno di ricorrere a questi itinerari e, grazie anche alle nostre auto, abbiamo potuto raggiungere e osservare questo grande miracolo di Madre Natura.
Come spesso avviene in Islanda, Bárðarbunga ci ha trattati bene e ci ha regalato alcuni fenomeni "solo per i nostri occhi". Le emissioni di vapore causate dall'interazione fra l'acqua sotterranea di fusione del ghiacciaio Vatnajökull e la lava ancora calda, per esempio, spettacolo che solo poche decine di viaggiatori, oltre a noi, hanno potuto osservare. Il piccolo e dolcissimo miracolo che ha allietato due dei nostri gruppi dell'estate 2015 è stato, però, il bagno in uno dei nuovi torrenti caldi che sgorgano dal margine orientale della grande colata. Uno degli infiniti canali d'acqua che dal fronte del ghiacciaio confluiscono per generare il fiume Jökulsá á Fjöllum si insinua infatti fra le asperità della lava in lento raffreddamento e sgorga, caldo, nell'altopiano sabbioso a Nord del ghiacciaio. Quello che fino a qualche mese fa era un inferno di magma e gas tossici è oggi un'oasi di vapori e acque calde. Durerà, forse, un paio d'anni, giusto il tempo necessario alla lava per raffreddarsi completamente. Sappiamo, però, che questa terra non finirà mai di stupirci e che già prepara, in gran segreto, la prossima sorpresa.


L'eruzione di Bárðarbunga in Islanda: strategie di 90° EST per l'estate 2016




L'eruzione di Bárðarbunga è terminata il 28 febbraio 2015 e l'area è accessibile con i 4X4 modificati di 90° EST. Oggi Holuhraun, il territorio in cui è avvenuta l'eruzione, è un'immensa colata di nuovo basalto che sorge direttamente nel mezzo del più grande deserto sabbioso d'Europa. E' meta di tutti i nostri viaggi che attraversano gli Altopiani Centrali e Orientali. Il testo che segue è stato scritto il 27 novembre 2014 e si riferisce alla situazione di quei giorni.

Chi segue 90° EST sa che dal 29 agosto 2014, nel cuore più remoto degli altopiani d'Islanda è in corso una delle eruzioni vulcaniche più imponenti degli ultimi secoli. Il responsabile è il grande vulcano Bárðarbunga.
Da una frattura del terreno lunga un paio di chilometri fuoriesce magma con una portata variabile fra 130 e 300 metri cubi al secondo, un vero e proprio fiume impetuoso che in tre mesi ha generato una vastissima colata di circa 75 chilometri quadrati.
L'eccezionalità dell'evento sta non solo nell'enorme volume di magma che raggiunge la superficie (complessivamente, fino ad oggi, 1,4 chilometri cubi), ma, soprattutto, nella complessa e unica dinamica dei fenomeni geologici che hanno accompagnato questa eruzione. L'eruzione di Holuhraun, questo il nome della località in cui il fenomeno si svolge, sta fornendo al mondo scientifico una tale mole di informazioni da rivoluzionare la nostra conoscenza sulla dinamica del nostro Pianeta. Università di tutto il mondo hanno installato strumenti di misura negli altopiani d'Islanda e stanno raccogliendo informazioni come mai era accaduto in precedenza.
90° EST, con i suoi geologi, frequenta abitualmente questa regione remota, accessibile solo per poche settimane all'anno e solo con mezzi 4X4 appositamente modificati. Il deserto in cui si trova Holuhraun è infatti presente in tutti i nostri itinerari dedicati all'Islanda centrale ed orientale. Nell'agosto del 2014 eravamo lì, come ogni anno, con un gruppo di viaggiatori e abbiamo avuto il privilegio di assistere al'inizio dell'eruzione. Per una settimana il nostro geologo Paolo Cortini ha collaborato con la RAI alla diffusione delle prime notizie in "presa diretta".
E per l'estate 2015? Al momento, 27 novembre 2014, l'eruzione prosegue con forza immutata e nulla lascia intendere che il fenomeno si avvii ad esaurimento. E' quindi possibile che l'eruzione a Holuhraun persista anche nel corso dell'estate 2015.
Com'è naturale che sia in questi casi il desiderio di osservare una simile meraviglia naturale deve fare i conti con la necessaria sicurezza. 90° EST conosce la regione di Holuhraun come poche altre organizzazioni al mondo e sta operando in collaborazione con le istituzioni islandesi per permettere ai propri viaggiatori di assistere a questo irripetibile fenomeno nel rispetto di rigide norme di sicurezza. Per i viaggi dell'estate 2015 90° EST sta predisponendo percorsi specifici che permettano di osservare l'eruzione da distanza di sicurezza e itinerari alternativi nel caso l'attività vulcanica non permetta di avvicinarsi a Holuhraun.
Considerando che raggiungere Holuhraun richiede un viaggio di circa 7 ore dal villaggio più vicino, di cui 6 su pista riservata a mezzi speciali, o di un'ora dal rifugio presso il vulcano Askja, in cui alloggiamo abitualmente, e che, anche in condizioni normali, l'avvicinamento a Holuhraun è possibile comunque in condizioni ambientali particolari, la necessità di itinerari alternativi può richiedere anche un cambiamento degli alloggi rispetto al programma originario. Di tutto questo si sta occupando 90° EST per offrire, come sempre, l'esperienza più interessante, ricca e gratificante.
Webcam 1    Webcam 2

12/11/2014 Rosetta landing - Una giornata memorabile per la scienza

Per tutti i geologi le comete sono oggetti che emozionano. Le comete possono essere considerate come frammenti di ciò che il sistema solare doveva essere prima della formazione dei pianeti, una sorta di distillato di un passato lontanissimo in cui erano già presenti i germi di tutto ciò che il nostro sistema stellare sarebbe diventato miliardi di anni più tardi. Le comete sono quindi la testimonianza più affascinante e più realistica delle nostre origini, comprese, forse, le origini della nostra vita. Studiare le comete significa quindi studiare l’inizio della storia del sistema solare e di tutto ciò che si è verificato intorno al Sole negli ultimi miliardi di anni. La loro traccia chimica, come fosse un’impronta digitale fossile, può essere scorta ancora oggi nelle rocce più antiche e profonde, nei magmi, ricorre nelle Scienze della Terra come il testo originario di una scrittura antichissima, un messaggio universale da cui tutto discende. Ma le comete sono oggetti difficili da studiare. Sono ammassi di materia infinitamente più piccoili di tutto ciò che normalmente può essere osservato intorno al Sole, si muovono secondo traiettorie distanti da quelle dei pianeti, diventano visibili solo quando l’energia del Sole inizia a vaporizzarne la superficie, incapsulandole in una nube lattiginosa di gas che cela ogni dettaglio morfologico. Oggi il modulo Philae della sonda Rosetta si è posato sulla superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. E’ la prima volta che l’uomo “tocca” una cometa. Per la geologia e per le scienze che puntano il loro sguardo su tutto ciò che il sistema solare contiene è una giornata memorabile. Volendo azzardare un paragone è un po’ come se un antropologo potesse stringere la mano ad un Uomo di Neanderthal. Studiare la materia di cui è fatta una cometa significa osservare il primo mattone da cui l’intero sistema solare ha preso origine. Per questo la missione Rosetta è così importante e ambiziosa. Ecco la cronaca della giornata.
   
 "Rosetta is trying to answer the very big questions about the history of our Solar System. What were the conditions like at its infancy and how did it evolve? What role did comets play in this evolution? How do comets work?" Matt Taylor, ESA Rosetta project scientist.