Piccoli, grandi musei d'Islanda


Quando si viaggia in Islanda si resta spesso sorpresi di quanto il territorio sia disabitato al di fuori dei centri maggiori. Lungo la costa si incontrano fattorie isolate che distano a volte decine di chilometri una dall'altra. Viene naturale domandarsi come gli abitanti impieghino il loro tempo libero, che contatti abbiano con il "resto del mondo", come facciano a sopravvivere all'isolamento, alla solitudine, ai mesi invernali quando il sole transita sopra l'orizzonte solo per qualche ora al giorno. Per trovare la risposta bisogna avere la fortuna di conoscere le persone che vivono in queste fattorie.
Gli islandesi hanno una spiritualità, una dimestichezza con la natura, una capacità di "bastare a se stessi" a noi continentali ormai sconosciuta. Semplicemente non hanno bisogno del contatto quotidiano con altri individui, non hanno bisogno del confronto quotidiano. In queste fattorie abbiamo incontrato famosi designer, scrittori, pittori, musicisti, persone che collezionano minerali, erbe, sassi, oggetti di ogni tipo, uomini e donne che traducono libri, che studiano testi antichi, che si dedicano alla cultura con passione. Nell'isolamento quasi assoluto. Sorprende trovare persone felici, sicure e orgogliose di mostrare il loro mondo al visitatore.
Alcuni di questi islandesi sono diventati famosi per le loro collezioni e le loro abitazioni sono state trasformate in musei. Ve ne segnaliamo due: uno nei Fiordi Occidentali, uno sulla costa orientale. Si tratta di esposizioni di tutto rispetto, specialmente se si pensa che sono state allestite da persone che vivevano letteralmente in mezzo al nulla e che per tutta la vita hanno raccolto e catalogato oggetti in totale solitudine per il solo piacere di farlo.
Egill Ólafsson Museum
Sorge in una località che si chiama Örlygshöfn, nei Fiordi Occidentali, sulla costa meridionale del Patreksfjörður, lungo la strada sterrata che conduce al faro di Látrabjarg. Ospita una collezione incredibile di antichi oggetti per la pesca, la caccia, la navigazione, ma anche antiche armi, strumenti per l'agricoltura e l'allevamento, fino ad un aereo da guerra sovietico in perfette condizioni. A stupire non è tanto la quantità di oggetti raccolti e catalogati, quanto il fatto che tutto ciò sia stato fatto da un uomo che non si è mai allontanato dalla sua casa "in the middle of nowhere".
Stone Museum Petra
Si trova a Stöðvarfjörður, un comune di duecento anime nei Fiordi Orientali, fra Djupivogur e Reydarfjordur. Per quaranta anni la signora Petra Ljósbjörg Maria ha raccolto minerali e rocce, ma anche conchiglie e uova di uccelli fino a dover ingrandire più volte la sua abitazione e permettere ai visitatori di accedere alla collezione. Petra ha sempre rifiutato compensi o anche solo una mancia per la visita imponendo alla municipalità di mantenere "libero" l'accesso alla sua casa sostenendo che "le pietre non sono di sua proprietà, ma un bene comune di islandesi e stranieri". Oggi l'accesso è a pagamento perché le spese per il mantenimento della struttura non possono più essere sostenute. La collezione è davvero sorprendente per qualità e quantità del materiale. Ospita alcuni dei più bei campioni di opale e zeoliti di tutto il mondo. Vale la visita.

1 commento:

Francesca ha detto...

...e in effetti quel giorno di luglio pioveva eccome! Ma grazie proprio alla pioggia, noi del “primo turno Islanda 2011”, nella casa museo di Petra ci siamo fermati qualche ora in più del previsto. Considerando la grandezza della sua collezione, quel tempo ci voleva tutto perchè la quantità di materiale raccolto da Petra è davvero impressionante. In ogni stanza, nei vialetti e sui muretti del suo giardino, sono allineati migliaia di sassi, sassetti, cristalli, rocce provenienti da tutta l’Islanda ed è sorprendente l’ordine meticoloso con cui è esposta questa incredibile collezione. Vale la pena andarci anche se c’è il sole! Buona visita agli “Islandesi del 2012”. Che invidia... p.s. nella sua veranda c’è sempre del caffè caldo per tutti!