Qualche giorno fa, in una di queste molteplici e lunghe serate di lockdown che ci tengono ahimè ancora
lontani dai nostri amati viaggi (nell'emisfero sud ci stiamo avvicinando al solstizio d’inverno e sfortunatamente la situazione qui in Cile e in altri paesi del Sudamerica non si è ancora normalizzata per quanto riguarda la diffusione del Covid-19) stavo guardando un film praticamente sconosciuto in Italia sulla storia e del “quasi” conflitto bellico tra Cile e Argentina.
Il lungometraggio si intitola “Mi mejor enemigo” (Il mio miglior nemico) e mostra come qui, in Patagonia, le differenze storiche, culturali e geografiche siano praticamente inesistenti tra un lato e l’altro della frontiera. I due presidi militari si trovano faccia a faccia a difendere un confine di fatto inesistente. Dopo i primi mesi di noiose giornate in trincea chiedendosi il perché di una guerra tanto inutile, finalmente i due schieramenti decidono di riavvicinarsi con l’immancabile partita di calcio seguita da un buon mate e da un asado patagonico.
Dare una definizione univoca della Patagonia risulta sempre molto complesso.
Dal punto di vista geografico la Patagonia comprende un vasto territorio, condiviso tra Cile e Argentina, che si estende per più di un milione di chilometri quadrati in quello che viene definito il Cono Sud, quell'ultima fetta triangolare situata nell'estremo meridionale del Sudamerica stretta tra la morsa dagli oceani Atlantico ad est e Pacifico ad ovest e delimitata a nord dai corsi dei fiumi Colorado e Bio Bio rispettivamente in Argentina e Cile.
Una regione vasta, piena di contrasti e con una bassissima densità abitativa, che da secoli attrae esploratori e viaggiatori ma della quale stentiamo a riconoscere l’origine etimologica.
Molti sono ancora convinti che il termine “Patagones” con cui Magellano battezzò gli indigeni durante uno dei primi storici incontri nella baia di San Julian, faccia riferimento ai grandi piedi di questi ultimi (“pata” in spagnolo significa piede o meglio zampa). Il nostro connazionale Antonio Pigafetta, che scrisse il diario di bordo della spedizione e che riuscì a far rientro in Europa alcuni anni più tardi, non svelò mai la ragione etimologica del termine, sebbene dalla metà del XVI secolo inizino ad apparire le prime mappe con impresso il termine descrittivo della regione.
Diversi autori hanno cercato in maniera contrastante di descriverne il paesaggio, i cieli, la solitudine dei grandi spazi e di mettere nero su bianco le proprie sensazioni per cercare di dare un’anima a questa terra lontana.
Bruce Chatwin la definisce “un’amante difficile. Lancia il suo incantesimo. Un’ammaliatrice. Ti stringe tra le sue braccia e non ti lascia più.”.
Per Charles Darwin è “una regione piatta, interrotta solo da poche valli e depressioni insignificanti. Ovunque il paesaggio presenta lo stesso sterile aspetto; un terreno sassoso e secco sostenta solo ciuffi d’erba bruna e avvizzita e pochi stentati cespugli spinosi.”.
Per lo scrittore Luis Sepulveda, scomparso tristemente nell'aprile del 2020, la Patagonia rappresenta un luogo […] “sospeso tra la terra e il cielo”; mentre il buon vecchio Alberto De Agostini si meraviglia di fronte alle sue montagne e alle […] “aduste pareti di granito che sovrastano per mille o duemila metri sul proprio capo; si rimane fortemente impressionati e ci si convince che per arditezza di forme e per attrazione alpinistica, non hanno niente da invidiare ai più celebri colossi delle nostre Alpi.”.
Per conoscere questa terra e cercare di scalfirne il significato, non c’è altro modo se non quello di esplorarla, calpestarla e navigarla. È appunto dietro questa
filosofia di conoscenza che ruota il viaggio in Patagonia che vi proponiamo. Un viaggio che ci porti ad attraversare le sue terre immense e desolate, sterili per certi versi come le descrive Darwin, ma piene di vita e biodiversità nascoste; un viaggio che ci permetta di avvicinarci ai bastioni prorompenti delle verticali pareti di granito delle sue montagne, dal Cerro Torre alle guglie del Fitz Roy fino all'imponente massiccio delle Torri del Paine; un viaggio che ci porti a navigare tra le gelide acque dei suoi immensi laghi turchesi, a tu per tu con i giganti di ghiaccio del Campo de Hielo Patagonico Sur, come il Perito Moreno o l’Upsala, ma anche a navigare tra le acque australi del Canale di Beagle, attraversate durante le esplorazioni scientifiche di inizio Ottocento da Darwin stesso.
Un percorso ideato anche per “sentire” la Patagonia sulla propria pelle, con camminate lungo sentieri escursionistici dall'immenso valore paesaggistico, naturalistico e fotografico, in cui saremo affiancati dall'immancabile compagno di tutti i trekking: il vento.
Scopo dell’itinerario è quello di conoscere le differenze che arricchiscono la Patagonia, dove i confini sono solamente politici ma non fisici, dove non esiste un Cile o un’Argentina ma solamente una storia ed una cultura comuni.
Solo percorrendo le strade della Patagonia - e non volando velocemente da un punto all'altro - è possibile intuire il senso di isolamento e lontananza che qui gli uomini hanno provato per secoli. Una condizione che si manifesta oggi nel carattere e nelle tradizioni di queste popolazioni. Ecco perché durante il nostro viaggio ci troveremo non solo a camminare o a navigare, ma anche a percorrere lunghi tratti stradali attraverso la Patagonia continentale e la Terra del Fuoco fino a raggiungere l’ultimo insediamento degno di nome del Sudamerica, Ushuaia.
Solo percorrendo le strade della Patagonia - e non volando velocemente da un punto all'altro - è possibile intuire il senso di isolamento e lontananza che qui gli uomini hanno provato per secoli. Una condizione che si manifesta oggi nel carattere e nelle tradizioni di queste popolazioni. Ecco perché durante il nostro viaggio ci troveremo non solo a camminare o a navigare, ma anche a percorrere lunghi tratti stradali attraverso la Patagonia continentale e la Terra del Fuoco fino a raggiungere l’ultimo insediamento degno di nome del Sudamerica, Ushuaia.
Insomma, come disse il grande poeta iberico Antonio Machado “È camminando che si fa il cammino”.
Il programma del nostro Viaggio in Patagonia
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